venerdì 6 giugno 2014

Non imputabilità per vizio di mente. Siamo certi che le perizie siano realmente affidabili?

Spesso si assiste a fatti di sangue che hanno ripercussioni notevoli sull'opinione pubblica. Omicidi commessi da soggetti affetti da gravi patolgie mentali. Un esempio è quello del ghanese che, nel maggio 2013, ha ucciso tre persone armato di un piccone perchè "sentiva le voci"; è notizia recente quella della condanna in primo grado a 20 anni di reclusione per omicidio volontario. Checché ne dicano molti, si tratta di una sentenza estremamente pesante per un caso simile: il riconoscimento della parziale incapacità di intendere e di volere ha pareggiato le aggravanti riconosciute, portando a una condanna complessiva di 30 anni che, decurtata del terzo previsto dal rito abbreviato, ha prodotto la pena effettivamente erogata. Alla quale si aggiunge, al termine della condanna, un periodo aggiuntivo di detenzione in un ospedale psichiatrico.

Gli OPG, che l'opinione pubblica ritiene essere dei normali ospedali, sono stati oggetto di contestazione per svariati motivi. I principali sono
  1. gli OPG non sono affatto normali ospedali ma veri e propri lager (ad eccezione di un caso, vedi sotto), che non differiscono nella struttura da un normale carcere ma gestiti in maniera tale che i detenuti al loro interno peggiorano rapidamente la propria condizione mentale, a causa di protratti periodi di isolamento in celle fatiscenti e infestate dai topi, di una pressoché inesistente assistenza sanitaria degna di tale nome che colpevolmente viene colmata dall'abuso di psicofarmaci, sedativi e calmanti da parte del personale
  2. la detenzione all'interno dell'OPG può essere protratta virtualmente all'infinito, producendo i cosiddetti "ergastoli bianchi", per cui una persona condannata ad esempio per furto e riconosciuta socialmente pericolosa potrebbe trascorrere all'interno di queste strutture molto più tempo della massima pena prevista per quel genere di reato. Spesso anche tutta la vita, come denunciato dalla cosiddetta inchiesta Marino che si è occupata del caso

per risolvere questo genere di problematiche, il Senato ha approvato una disposizione per cui i ricoveri nelle REMS, salvo casi di "conclamata pericolosità sociale dell’individuo" o laddove le cure non bastino ad evitare il rischio per la comunità, "non potranno protrarsi per una durata superiore al tempo stabilito per la pena detentiva prevista per il reato commesso", fatta eccezione per i reati per i quali la legge già stabilisce la pena dell'ergastolo; in quei casi i magistrati dovranno adottare misure "alternative" rispetto agli ospedali psichiatrici giudiziari. Questa disposizione, del resto, recepisce (o meglio, cerca di rafforzare) una legge della Repubblica Italiana che la magistratura ha sempre cercato - con successo, peraltro - di aggirare, ossia la Basaglia: in base a questa normativa del 1978, che si proponeva all'epoca di eliminare la vergogna degli abusi perpetrati nei manicomi civili, nessuno può essere trattenuto in una struttura ospedaliera psichiatrica contro la sua volontà (coercizione sanitaria), fatta ovviamente eccezione per chi deve scontare una pena o per chi deve essere soggetto a misure coercitive personali derivanti dalla commissione di un delitto (coercizione giudiziaria). L'aggiramento si concretizza proprio nell'istituto dell'ergastolo bianco, uno dei tanti istituti illegali creati in maniera unilaterale dalla magistratura, per cui un individuo può essere trattenuto in manicomio per un periodo superiore anche al massimo edittale previsto per il reato commesso.

Paola Di Nicola a un convegno sulle discriminazioni
nei confronti delle donne
Le polemiche non si sono fatte attendere: la giudice Paola Di Nicola, candidata alle elezioni del CSM e appoggiata dalla sua corrente politica (Magistratura Democratica, la corrente cosiddetta di sinistra della magistratura a cui afferiscono il 90% dei suoi appartenenti), ha espresso notevoli preoccupazioni riguardo la disposizione legislativa. Secondo la dottoressa del Tribunale di Roma, che ha recentemente scritto un libro sul ruolo delle donne in magistratura (a suo parere fortemente discriminate "in quanto donne", nonostante a dire il vero la componente femminile in magistratura si avvicini molto al 50% con un turn-over peraltro molto favorevole visto che le nuove leve sono quasi tutte donne) e che ha rilasciato alcune interviste a testate giornalistiche afferenti alla sigla femminista borghese "Se Non Ora Quando", la nuova norma rischia di mettere in circolazione "soggetti ad alta pericolosità sociale che potrebbero finire fuori dal carcere senza che siano state predisposte le necessarie misure sanitarie, sociali e giudiziarie [...] con gravi conseguenze sia per la salute dell’imputato, che per la sicurezza della collettività". In effetti è alquanto curioso sentire questo genere di affermazioni, di ispirazione chiaramente autoritaria, repressiva e securitaria, da un membro di spicco di un'associazione che - a parole - si è sempre espressa a favore dei principi di legalità e di rispetto della persona. La mentalità prevalente all'interno di simili ambienti sembra, piuttosto, quella del malato di mente che, in quanto rifiuto della società e soggetto non in linea con gli standard sociali e estetici stabiliti dalla classe alto borghese, deve essere stoccato a tempo indeterminato in un box 2x2, solamente perché non può essere soppresso immediatamente come i cani randagi. In palese contraddizione con la legge Basaglia, che a prescindere dai diktat e dai decreti di Magistratura Democratica volti ad aggirarla e violarla sistematicamente, è pur sempre una legge dello Stato approvata dal popolo italiano. Non è affatto casuale del resto che la stragrande maggioranza dei "correntocrati", tra cui la Di Nicola, la pensino in questa maniera; basta andare a guardare quanto guadagnano in relazione al lavoro effettivamente svolto.

L'ospedale psichiatrico giudiziario maschile di Aversa
Attualmente l'unica struttura sanitaria giudiziaria che rispetta gli standard previsti per l'accoglienza di persone con turbe psichiche è l'OPG di Castiglione delle Stiviere. Una delle REMS in cui i magistrati dovranno smistare i soggetti precedentemente detenuti negli altri OPG, a meno che non sussistano le succitate eccezioni di conclamata pericolosità sociale. Castiglione delle Stiviere è un locale attrezzato e allestito con ambienti vivibili, confortevoli e alla fine difficilmente distinguibile da una struttura civile; l'unica costrizione dei suoi ospiti è naturalmente quella di non poter abbandonare l'edificio, anche se in effetti l'ambiente è del tutto open e privo di guardie penitenziarie. Insomma, l'esatto opposto degli altri 5 OPG presenti sul territorio, in particolare i famigerati Aversa e Montelupo Fiorentino.

Una stanza della sezione femminile dell'OPG di
Castiglione delle Stiviere
Castiglione delle Stiviere è l'unico OPG femminile d'Italia; come detto, esso si differenzia dagli altri OPG (solo maschili) che invece sono del tutto simili a delle carceri e in cui giornalmente si assiste a sistematiche violazioni dei diritti umani. Tutte le donne colpevoli di reato che vengono riconosciute socialmente pericolose ma incapaci di intendere e di volere vengono ospitate qui; diverse critiche sono state avanzate per via del fatto che in questa maniera molte vengono allontanate eccessivamente dalle loro famiglie, contrariamente ai "maschi" che invece hanno la fortuna di poter essere detenuti più vicino al loro luogo di origine, visto che in Italia di OPG maschili ce ne sono ben 6 (Castiglione compreso). A questo punto, anche per pareggiare la giusta osservazione riguardante il maggior numero di strutture maschili rispetto a quelle femminili, è necessario fare una considerazione abbastanza poco politically-correct sulla estrema facilità con cui le donne ree di delitti vengono riconosciute incapaci di intendere e di volere.

Oltre al caso Kabobo, è notizia di questi giorni quella del rinvio a giudizio del padre di Donatella Zucchi (Francesco Pinca), accusato di favoreggiamento nei confronti della figlia in quanto l'avrebbe aiutata a disfarsi del cadavere del marito. L'uomo, il tossicologo Vincenzo Brunaldi, era stato freddato nel sonno dalla donna, una ex vigilessa, con la sua pistola d'ordinanza; è stata poi la Zucchi a chiamare il padre, chiedendogli di raggiungerla per aiutarla prima a fare acquisti (i due si sono recati al Bricoman per acquistare una brugola, del nastro adesivo, un badile, un cavalletto, un bidone verde con ruote e una mazza da muratore), e poi a gettare nell'immondizia alcuni rifiuti ingombranti, tra cui alcuni sacchi dell'immondizia (contenenti il cadavere di Brunaldi) e un letto. Alle osservazioni del Pinca riguardanti le evidenti macchie presenti sul materasso, la figlia ha risposto che si trattava solo di ruggine; l'uomo è così tornato a casa fermandosi a metà tragitto per smaltire i rifiuti. La Zucchi è stata assolta per totale vizio di mente, e condannata a trascorrere un periodo di cinque anni (eventualmente rimodulabile qualora la pericolosità sociale scemasse nel frattempo) presso l'OPG di Castiglione delle Stiviere.

Vincenzo Brunaldi e Donatella Zucchi
Tutte le perizie effettuate, comprese quelle della Procura, hanno stabilito la non imputabilità per incapacità di intendere e di volere. Secondo gli "esperti", la donna non è penalmente perseguibile a causa di un disturbo paranoide, che l'ha portata a ritenere che il marito volesse rovinarla o addirittura ucciderla. Neanche il tentativo di occultamento del cadavere e delle prove, pianificato con estrema lucidità e assenza di qualsivoglia scrupolo di coscienza, contraddirebbe questa tesi, tant'è che un perito parla chiaramente di "lucida follia". Eppure, un omicidio commesso a sangue freddo e le procedure organizzate per sviare le indagini e allontanare da sé i sospetti dovrebbero essere largamente sufficienti a escludere la "incapacità di intendere e di volere", che può manifestarsi solo quando la mente è talmente obnubilata dalla malattia da impedire al soggetto di svolgere qualsiasi attività che richieda anche una minima coordinazione mentale razionale. Stati mentali (anche patologici) quali la paranoia, la rabbia, la frustrazione e così via non possono certo rappresentare delle cause valide per sancire l'incapacità di intendere e di volere; se così fosse, la stragrande maggioranza degli assassini, dei pedofili, degli stupratori seriali dovrebbero essere considerati non imputabili. Il problema è che nessun perito si sognerebbe mai, per motivi di political correcteness, di riconoscere una scappatoia simile a un pedofilo (che è quasi sempre un malato di mente) o a un violentatore; non l'hanno fatto per Kabobo, che fino a prova contraria non aveva alcun movente per prendere a picconate alcuni passanti selezionati a caso e non ha certo provato a sviare le indagini, figuriamoci. Questo a dimostrazione del fatto che la malattia mentale, di per sé, non è assolutamente sufficiente a implicare la non responsabilità penale, come giusto che sia. Ma se Kabobo è imputabile e responsabile delle proprie azioni, perché non dovrebbe esserlo una che ha ucciso il marito per astio o odio, pianificando l'assassinio e l'occultamento del cadavere nei minimi dettagli?

La cosiddetta scienza psichiatrica è ben lungi dall'essere una scienza univoca e rigorosa. Anzi, forse sarebbe meglio dire che ha ben poco a che fare con il metodo scientifico. Il margine di discrezionalità è tale che lo psichiatra può tranquillamente permettersi di orientare la propria perizia in funzione del risultato che vuole ottenere sin dall'inizio. Generalmente questo comporta che nessun esperto stilerà mai una perizia favorevole a un soggetto gravato da un pesante stigma socio-culturale (un pedofilo, uno stupratore, un femminicida); nel caso invece di soggetti che si ritiene debbano essere protetti e esonerati dalle loro responsabilità in quanto genericamente percepiti come vittime, invece, la dichiarazione di non imputabilità sembra quasi che sia un atto dovuto. Un immigrato irregolare non è visto come vittima di un contesto culturale "xenofobo"; una donna al contrario è quasi sempre percepita come vittima di un contesto "patriarcale". Questo spiega la differenza di trattamento tra malati psichiatrici di sesso diverso; spiega le palesi differenze di condanna a parità di reato commesso; spiega le ingiustizie a danno dei padri separati nella giustizia civile; spiega i concorsi pubblici truccati della magistratura a favore di candidate legate ai commissari da "legami affettivi", le quote rosa forzate, gli incentivi all'imprenditoria femminile e tutto il resto.

(Continua)

giovedì 5 giugno 2014

Coppia di lesbiche condannata a 12 mesi per omicidio

Avevano tenuto incatenato e senza né cibo né acqua, per 48 lunghe ore, il loro cane, un incrocio tra un mastino e un dogo canario maschio di 31 chili; due lesbiche, Hayley Sulley e Della Woods, sono state così condannate a 12 mesi di reclusione per maltrattamento di animale da una corte di Liverpool, nel Regno Unito. La pena massima prevista per questo genere di reato è di due anni; il giudice ha deciso di dimezzare il periodo perché ha ritenuto "meritevoli" le due imputate, che verosimilmente sconteranno solo 6 mesi in un carcere femminile aperto.

Il carcere femminile di Askham Grange nello Yorkshire,
recentemente chiuso perché obbligava le detenute a
scontare la pena troppo lontano da casa; il nuovo programma
del ministero prevede, limitatamente alle sole donne, la
sostituzione della detenzione (considerata eccessivamente
dura) con programmi di reinserimento sociale. L'economista
Vicky Pryce, che ha scontato 60 giorni a Askham Grange per una
vicenda di false dichiarazioni, ha recentemente dichiarato che
le donne detenute "sono in carcere per colpa dei maschi" (anche
cani)
La cosa sconcertante è il fatto che le due donne abbiano evitato completamente un'imputazione per omicidio colposo: l'animale infatti, stremato dalla fame e dalla sete, è riuscito a liberarsi dalle catene entrando in un'abitazione vicina all'interno della quale Clifford Clake, 79 anni, stava preparando la cena. L'uomo è stato letteralmente sbranato; alcune parti del suo cadavere sarebbero state poi addirittura divorate dal mastino affamato, come accertato da una successiva autopsia. Il cane si sarebbe anche nutrito di semi per canarini e abbeverato da un portacenere pieno di acqua piovana e mozziconi di sigaretta prima di essere abbattuto dagli agenti di polizia intervenuti sul posto. Uno di essi ha dichiarato, a proposito di quello che rimaneva del cadavere, di non aver "mai visto niente di così truculento in vita sua".

Hayley Sulley e Della Woods sono due lesbiche conviventi assieme a due figli rispettivamente di sette e otto anni; oltre alla "pena detentiva", la coppia non potrà più possedere cani.

sabato 31 maggio 2014

Cerca di ammazzare il compagno, ai domiciliari

Domiciliari confermati per un'agente immobiliare di 37 anni, Roberta Bordone, accusata di tentato omicidio nei confronti del compagno, il noto gioielliere savonese Alberto Dupanloup. La donna, a seguito di una violenta lite scoppiata tra i due per motivi di gelosia, ha afferrato un coltello da cucina e colpito il commerciante al braccio e al torace, tanto da raggiungere il polmone. L'uomo è attualmente ricoverato al San Paolo di Savona, ma non sarebbe in pericolo di vita e le sue condizioni sono stabili.

La Bordone, inizialmente arrestata dai Carabinieri e sottoposta ai domiciliari a casa dei suoi genitori su disposizione della pm Chiara Venturi (provvedimento alquanto singolare, visto che generalmente in caso di accoltellamento la Procura dispone il carcere per motivi di sicurezza), è assistita dall'avvocato Marco Iovine. La Procuratrice ha già dato disposizione di svolgere una perizia per valutare l'ipotesi di derubricare l'accusa da tentato omicidio a normali lesioni (anche il fatto che la Procura cerchi in tutti i modi di alleggerire le accuse a carico di un imputato è abbastanza curioso).

Il gip Fiorenza Giorgi, che ha confermato i domiciliari per l'accoltellatrice, ha alle spalle un'esperienza di giudice tutelare e si occupa di misure giudiziarie a tutela delle cosiddette "fasce deboli". Proprio un mese fa, confermando il carcere per un uomo accusato di aver schiaffeggiato la moglie (poi dimessa con una prognosi di 2 giorni), aveva dichiarato
Le violenze subite vanno denunciate. In questo Paese non si può accettare che un marito picchi la moglie. Le donne devono imparare a fare gruppo come fanno gli uomini e così facendo impareranno a farsi rispettare, ma soprattutto devono avere il coraggio di denunciare. Non devono avere paura: appena vengono picchiate una prima volta, devono rivolgersi alle forze dell’ordine
il blog Violenza di Genere concorda con le parole della giudice Giorgi, ma fa anche osservare che le donne hanno già imparato, sicuramente, a fare gruppo. Ad esempio quando una giudice istruttrice e una Procuratrice della Repubblica devono occuparsi di valutare le misure cautelari da applicare a una loro sodale accusata di tentato omicidio, come l'esempio sopra riportato ci dimostra; nel qual caso forse più che di "gruppo" sarebbe più corretto parlare di lobby.

venerdì 12 aprile 2013

Il magnate della finanza George Soros rischia grosso

L'amore disinteressato della gioventù
Guai in vista per il magnate statunitense della finanza George Soros. L'attrice 31enne Adriana Ferreyr, che ha avuto una relazione durata cinque anni con l'arzillo ottuagenario (la differenza di età tra i due è di 53 anni), ha deciso qualche giorno fa di avviare una causa legale contro di lui. Il motivo? Soros, che come noto è riuscito a costruire un impero finanziario speculando sulla crisi europea del '92, avrebbe molestato, abusato e addirittura torturato la modella brasiliana in occasione di una disputa sorta tra i due e relativa a una promessa che l'imprenditore si sarebbe impegnato a rispettare. Il "mecenate" di origine ungherese che, come vi avevamo accennato tempo fa, risulta essere il più accreditato tra tutti i possibili finanziatori del collettivo Femen — il gruppo ucraino femminista composto da "militanti" i cui nominativi e conti correnti figurano da diversi anni sul libro paga di qualche illuminato protettore — avrebbe promesso alla sua amante una villa da 1.9 milioni di dollari nel raffinato distretto di Manhattan, a New York (perché, come dice chi lo ha insignito qualche settimana fa, tra le inevitabili polemiche, del premio letterario internazionale Terzani «Soros con le sue operazioni ha fatto anche crollare stati, ma poi i guadagni li ha messi al servizio di una visione del mondo nuova, dove i soldi non sono un fine, ma uno strumento per realizzare un mondo migliore»). La lite sarebbe sorta quando Soros ha ritirato la sua disponibilità a mantenere la parola data, dichiarando di aver cambiato idea e che avrebbe anzi regalato il lussuoso appartamento alla sua nuova fiamma Tamiko Bolton; secondo la Ferreyr, il decrepito miliardario l'avrebbe attaccata con una lampada di vetro. Da parte sua, Soros ha presentato una controquerela per diffamazione e aggressione; il suo legale, William Zabel, ha rilasciato alla stampa la propria versione secondo cui le accuse della donna sarebbero false e che anzi sarebbe stata lei ad aggredire il suo "ragazzo" con quell'oggetto. Il lavoro degli avvocati in effetti potrebbe essere agevolato da alcuni precedenti a carico della signorina, ma ovviamente il condizionale è d'obbligo.

Adriana Ferreyr è infatti attualmente oggetto di una causa civile intentatale da uno studente della Columbia University, un certo Kyle Dubensky. L'attrice, diventata famosa nel suo paese per aver preso parte da bambina a una sdolcinata soap opera intitolata Marisol e che poi, dopo essersi trasferita negli USA, si è iscritta alla Columbia dove presumibilmente ha conosciuto il tipo, lo avrebbe infatti falsamente accusato di violenza sessuale.

Nella ricostruzione fatta (a mente fredda, cioè sulla base delle evidenze e dei referti medici) dalla polizia di New York, Dubensky, che si trovava nell'abitazione della 31enne a Harlem, sarebbe stato aggredito dalla Ferreyr che gli ha affondato le proprie unghie nel braccio fino a farlo sanguinare. Lo studente della Columbia si apprestava ad abbandonare l'appartamento quando ha subito l'attacco. In effetti Dubensky è riuscito a fuggire, ma è stato raggiunto in ascensore dalla signorina che, completamente nuda, ha cercato di strangolarlo. Raggiunto il piano terra, la modella ha fermato una guardia dell'Università sostenendo di essere stata stuprata dall'uomo, che è stato per questo prontamente arrestato dagli agenti accorsi dopo la segnalazione. Dubensky ha trascorso 18 ore in una cella del commissariato di Harlem prima di essere rilasciato su ordine del Procuratore Distrettuale, che ha deciso di non aprire alcun procedimento penale (questo comporta naturalmente l'iscrizione automatica nel registro dei violentatori rimasti impuniti, per la precisione nella porzione denominata "reported" dell'infografica che potete vedere sotto). Ad onor di cronaca, bisogna citare le affermazioni di una fonte vicina alla Ferreyr secondo cui la donna, dopo aver smaltito i postumi della sbronza, avrebbe personalmente chiesto al magistrato di rilasciare il detenuto, nonostante — prosegue la fonte — sia stata lei in realtà a subire la violenza. Tutto questo però non ha risparmiato alla ex ragazza di Soros una citazione in giudizio da 5 milioni di dollari. Conoscendo un minimo come funzionano le cose nella civilissima USA, riteniamo tuttavia piuttosto difficile che Dubensky possa ricevere una qualche forma di risarcimento per il danno subito; in compenso, non è peregrina l'ipotesi che al contrario la causa della Ferreyr possa andare in porto nei termini da lei richiesti.

L'attrice infatti, in aggiunta alla denuncia penale, ha avviato contro Soros un procedimento civile da 50 milioni di dollari; evidentemente il fatto di dover rimanere nel suo vecchio appartamento invece di potersi spostare in un locale extra-lusso le ha bruciato parecchio. Sarebbe stato interessante sapere cosa ne pensa lei in merito, ma purtroppo il suo team legale si è rifiutato di rilasciare dichiarazioni alla stampa.

Insomma, che dire: evidentemente Soros non brilla di intelligenza nella scelta delle proprie "amicizie", se le va a pescare tutte nel giro del femminismo parassita e speculatore (qualcuno potrebbe tuttavia obiettare, a ragione, che Dio li fa e poi li accoppia...).

La propaganda del Guardian e delle associazioni antiviolenza

L'episodio, che noi riportiamo solo perché coinvolge un personaggio particolarmente noto, si innesta all'indomani della pubblicazione sul Guardian di un articolo in cui si riportano le dichiarazioni del Procuratore Generale britannico Keir Starmer che attacca letteralmente i magistrati del suo paese accusandoli di basarsi eccessivamente sul pregiudizio quando si occupano di reati sessuali: secondo Starmer, gli inquirenti che raccolgono le denunce di violenza e abuso sarebbero troppo suggestionati dal "mito delle false accuse" che li porterebbe ad essere esageratamente scettici riguardo alla credibilità delle accusatrici. Lo stesso articolo prosegue naturalmente con le solite affermazioni sulla frequenza delle calunnie, che sarebbero estremamente rare, sul tasso di condanne che sarebbe vergognosamente basso in relazione alle denunce presentate, e così via.

Questi sono i soliti argomenti usati da The Enliven Project, che dall'analisi di alcune "statistiche" sul fenomeno della violenza sessuale (rape) ha redatto la seguente infografica


la parte più chiara è quella relativa agli stupri mai riportati alla polizia ma solo trasmessi alle associazioni per i diritti delle donne: ciascuna di queste segnalazioni corrisponde naturalmente a uno stupratore impunito. Le altre sono quella degli uomini denunciati ma che sono stati prosciolti (dunque rimasti impuniti), quella degli imputati andati a processo ma che sono stati assolti (e quindi pure loro sono colpevoli che l'hanno fatta franca) e finalmente quella dei violentatori che hanno subito una condanna (in rosso). Considerato lo scandaloso tasso di impunità, la Sorellanza ha recentemente proposto di eliminare i Tribunali e di applicare una condanna istantanea standard a tutti i maschi che le donne decidono di segnalare anonimamente al Telefono Rosa, senza nessun impegno e con accredito automatico su c/c del risarcimento civile e del costo della chiamata (lo slogan è "alza la cornetta e spediscilo in galera. Basta anche un sms"). In nero le persone falsamente denunciate, ossia quelle che hanno visto i propri accusatori condannati per calunnia.

Mistificazioni sui media

Pare che la Ferreyr, giustamente preoccupata della sua traballante reputazione che rischia di essere ulteriormente compromessa dalla diffusione di questi nuovi particolari da parte della stampa patriarcale, abbia deciso di manipolare — direttamente o indirettamente tramite terzi — diverse fonti sul web che la riguardano.

Partiamo dalla biografia che compare su IMDb e che è reperibile a questo indirizzo: la voce parla di attività di volontariato svolte presso diverse organizzazioni caritatevoli, specialmente a beneficio dei bambini disagiati. Tra queste, vengono citate l'Association of the Pioneiras Sociais, la Caminhos da Luz e la Fundacao ABRINQ. Il problema è che la bio in oggetto è stata redatta da un certo Lucas Almeida, un redattore non verificato del sito (l'immenso database di IMDb infatti si basa soprattutto sulla contribuzione libera da parte di utenze totalmente prive di credenziali, visto che chiunque può registrarsi e partecipare) che, come si nota dalla sua casella privata, ha all'attivo un unico intervento: quello sulla Ferreyr. Nella biografia si sostiene anche che l'attrice sia la fondatrice di una fantomatica Tijuana Childrens Foundation, associazione che secondo la fonte sarebbe impegnata ad aiutare i bambini poveri che vivono nelle strade di Tijuana. Purtroppo non abbiamo gli strumenti per verificare l'effettiva esistenza di questa organizzazione, né controllare il ruolo che eventualmente riveste la donna al suo interno; facciamo solo notare che, cercando la stringa "Ferreyr Tijuana" su qualche motore di ricerca, si ottengono solo risultati di scarso rilievo da siti che riportano le stesse identiche parole provenienti da IMDb o da Wikipedia.

Attualmente sulla celebre enciclopedia "libera" quelle stesse identiche affermazioni, condite da una tenera immagine caricata da un certo Hap791 del quale vi forniamo l'elenco aggiornato al 12/04/2013 dei contributi (per esaminare le modifiche apportate dai suoi interventi, visitate i link designati dalla sigla diff; particolarmente interessante è questo edit, in cui accusa esplicitamente un altro utente di Wikipedia di lavorare per Soros sfruttando l'arma della diffamazione contro la sua ex amante)
sono seguite da un citation needed (citazione necessaria), una nota usata per segnalare tutti gli inserimenti non corredati da alcuna fonte ma che, per puro scrupolo, non vengono eliminati. Un'utenza anonima (160.39.81.174, un IP che interviene quasi esclusivamente sulla biografia della Ferreyr e curiosamente associato alla Columbia University) aveva in effetti inserito un rimando, spacciandolo per autentico ma che in realtà non conteneva assolutamente alcun supporto a simili informazioni: il link — un articolo del NYTimes intitolato George Soros, la fidanzata e l'appartamento — infatti riguardava esclusivamente la vicenda che abbiamo riportato in questo articolo. Probabilmente si trattava solo di un edit pirata attuato strumentalmente per eliminare l'avviso, e basato sul fatto che pochi si premurano di visionare accuratamente i riferimenti che vengono riportati, soprattutto in voci a scarsa visibilità come questa. Per questo motivo, incoraggiamo i navigatori che decidono di informarsi su internet di verificare bene le informazioni che trovano, di controllare le fonti (che come vi abbiamo raccontato qualche mese fa sono spesso falsificate), la credibilità degli autori onde evitare di incappare nei tranelli di editor disonesti e programmatici come i vari anonimi Lucas Almeida e Hap791 che vi abbiamo citato dianzi, e di tenersi lontano, se possibile, da sedicenti enciclopedie libere, spesso monopolizzate da piccoli tiranni da tastiera e mafiette digitali.

Se si va a controllare la cronologia della voce, si nota non a caso che le modifiche di un IP scomodo sono state prontamente annullate da qualcuno, che non ha perso tempo per reinserire la sezione intitolata "filantropia", rimuovere la notizia delle accuse di stupro e etichettare gli interventi precedenti come violazione delle policy interne che regolamentano le biografie delle persone viventi. Anche un successivo intervento più morbido, che si è limitato a inserire il citation needed al paragrafo contestato e alla didascalia della foto, è stato cancellato senza spiegazione. Fortunatamente l'utente Sitethief ha riconosciuto il susseguirsi di abusi e ha ripristinato la modifica precedente. Allo stato, le ben poco credibili informazioni sull'attivismo sociale della Ferreyr sono presenti in voce — seppur, come dicevamo, seguite dall'apposito avviso — mentre quelle sulla vicenda Dubensky no. Insomma, Wikipedia preferisce mantenere nelle sue biografie notizie non supportate da alcuna fonte censurando quelle che al contrario si appoggiano a riferimenti attendibili (il Daily Mail, in questo caso) ma che evidentemente non sono gradite al comitato editoriale. Complimenti.

Fonte