domenica 2 dicembre 2012

Il business femminista di Femen tra capitalismo e false accuse

Domenica 18 novembre a Parigi c’è stata la manifestazione di un gruppo cattolico contro i matrimoni e le adozioni gay, la cui introduzione è stata promessa in campagna elettorale dal neo-presidente Hollande. Il gruppo Civitas aveva indetto una protesta che si è svolta pacificamente lungo le strade della capitale francese; la situazione è degenerata quando un gruppo di provocatrici, a seno nudo e "vestite" da monache, ha fatto irruzione nel corteo con il preciso scopo di scatenare una reazione.

Le contestatrici appartenevano naturalmente al rinomato collettivo ucraino delle Femen, ormai presente in Europa con sedi in tutte le principali nazioni: il simbolo del movimento sono due cerchi colorati che presumibilmente rappresentano due seni. Come si apprende da qui, all'azione di disturbo ha preso parte la stessa Inna Shevchenko, leader e fondatrice del gruppo; qualche mese fa la donna si era trasferita a Parigi, eludendo a suo dire il controllo dei servizi segreti ucraini che la sorvegliavano (sempre secondo le fonti Femen) dopo il famoso episodio in cui un monumento sacro situato nel centro di Kiev era stato distrutto in segno di rispetto nei confronti delle Pussy Riot, la punk band russa recentemente condannata per blasfemia. La Shevchenko, come vi abbiamo accennato in precedenza, aveva abbattuto una croce lignea di Cristo usando una motosega; è piuttosto curioso che il cosiddetto regime ucraino non l'abbia posta agli arresti dopo lo scempio, se è vero come dicono loro che Janukovyč complotta con le autorità religiose per reprimere il dissenso e le proteste femministe. Comunque siano andate le cose, la bionda esibizionista è riuscita a raggiungere la Francia dove nel frattempo ha partecipato ad alcuni show televisivi. In occasione dell'evento promosso da Civitas, le esponenti del club parigino si sono mescolate alla folla brandendo alcune bombolette contenente uno spray a base di acqua e farina che hanno battezzato Holy Sperm e che hanno spruzzato contro i cattolici, rendendo estremamente sdrucciolevole il manto stradale. Ma la notizia riportata da quotidiani e tabloid francesi (e poi ripresa con i medesimi toni dal resto della stampa internazionale) è ovviamente quella dell'aggressione da parte di alcuni manifestanti conservatori alle ragazze in topless. Eloïse Bouton, la rappresentante delle Femen a Parigi, ha dichiarato che diverse sue compagne sono state selvaggiamente picchiate: la Shevchenko avrebbe riportato un dente rotto e lividi su tutto il corpo, un'altra ha rischiato un trauma cranico mentre una terza presentava dei tagli al labbro. Non sapremo mai se la responsabilità reale sia da attribuirsi agli ultra-cattolici o se le femministe, il cui corpo era coperto di slogan peraltro banali e scontati come fuck religion e che si erano portate dietro il consueto drappello di fotografi desiderosi di immortalare contenuti "scandalistici", non si siano piuttosto ferite da sole scivolando sullo sperma sacro da loro stesse sparso in giro, fatto sta che la polizia ha eseguito quattro arresti tra i presenti allo scontro dei quali tuttavia nessuno è risultato essere membro di Civitas. La Bouton ha ammesso che la contro-manifestazione era stata organizzata con il fine di provocare una reazione, ma di non essersi aspettata «un'aggressione così veloce e violenta».


Le conseguenze del diverbio non si sono fatte attendere: il segretario socialista Harlem Desir, insieme ad altri sei deputati della stessa coalizione, ha chiesto al Ministro dell'Interno di imporre lo scioglimento immediato dell'Istituto Civitas, l'associazione di diritto a cui fa capo il movimento omonimo. A parte il singolare concetto di democrazia che sembra covare nella fazione di Hollande, vale la pena riportare la scoperta fatta da Ukraina Viaggi. Una giornalista televisiva ucraina, sfruttando la sua avvenenza e la sua taglia di reggiseno, sarebbe riuscita ad infiltrarsi all'interno delle Femen: il metodo di reclutamento è del tipo catena di Sant'Antonio, nel senso che si diventa Femen solo dopo essersi fatta fotografare a seno scoperto da una delle attiviste. Lo scoop sarebbe il seguente: tutte le azioni di protesta vengono generosamente pagate. L'infiltrata avrebbe ad esempio percepito 1000 euro al giorno solo per la partecipazione alla contestazione anti-islamica promossa sempre a Parigi nel marzo scorso. Come se non bastasse, lo stipendio mensile di ciascuna esponente del movimento è di 1000 dollari mensili; le dirigenti del centro di Kiev ricevono invece 2500 dollari ogni mese. Ci sarebbe da chiedersi chi è che finanzia le comparsate delle belle femministe: qualcuno sostiene che dietro queste manifestazioni ci sia il magnate statunitense George Soros, principale finanziatore del gruppo di protesta Otpor! nato in Serbia nel 1998 in opposizione al regime di Slobodan Milošević e proprietario del simbolo col pugno chiuso rivolto verso l'alto.

Secondo queste fonti, Otpor! avrebbe assunto un ruolo di primo piano in alcune delle cosiddette Rivoluzioni Colorate, movimenti popolari per lo più giovanili che hanno portato al rovesciamento di governi invisi all'amministrazione americana e soprattutto alle lobby economiche e finanziarie che gestiscono il monopolio delle risorse strategiche: tra i paesi coinvolti si possono citare, oltre alla Serbia, l'Egitto e l'Afghanistan. Come vi avevamo accennato nel post su Amnesty International, alcune coincidenze farebbero pensare all'esistenza di meccanismi accuratamente orchestrati con lo scopo di sobillare in certe nazioni chiave rivolte, colpi di stato o più semplicemente indottrinare il popolo e convincerlo a destituire il proprio leader sostituendolo con uno più "aperto" e disponibile ad accogliere le istanze occidentali e il modello democratico d'oltreoceano. Non è difficile capire quale sia il criterio di selezione dei paesi che vengono coinvolti in questo genere di processi: si tratta ovviamente dei territori più ricchi di risorse importanti come il petrolio. Nel caso di Femen e Pussy Riot, l'obiettivo dei capitalisti come Soros è probabilmente quello di mettere le mani sui ricchi giacimenti di gas naturale russo attualmente controllati da Gazprom: non è un mistero del resto che il circuito Riot grrrl (quello di cui fanno parte le Pussy Riot) simpatizzi per Otpor!. Il simbolo del movimento può essere ritrovato ad esempio sulla maglietta che la Tolokonnikova indossava in occasione del processo a suo carico; e gli innegabili collegamenti esistenti tra Riot grrrl e Femen parrebbero confermare la tesi di un coinvolgimento di Soros per quanto concerne il finanziamento delle attività di protesta organizzate dal collettivo ucraino.


Ma il business femminista non è solo mammelle al vento e eiaculazioni liturgiche tramite estintori: è anche e soprattutto approfittarsi delle persone onde poter raggiungere obiettivi di natura economica. Vi avevamo già parlato del giro delle case-famiglia e di quello dei centri antiviolenza, oggi segnaliamo un fatto piuttosto importante nella vita dell'ex presidente del FMI Dominique Strauss-Kahn: il banchiere francese ha infatti concluso proprio ieri la trattativa con la cameriera del Sofitel che lo aveva falsamente incolpato di stupro. DSK è stato prosciolto per manifesta insussistenza della denuncia (anche in quell'occasione le Femen francesi avevano inscenato una protesta vestite da inservienti, ma erano dotate di reggiseno il che farebbe ipotizzare l'esistenza di una corrente moderata all'interno del movimento), ma ha dovuto sborsare alla sua accusatrice l'esorbitante cifra di 6 milioni di dollari: la donna, subito dopo la chiusura del procedimento penale, aveva infatti avviato una causa civile contro il suo presunto molestatore per gli stessi identici motivi. Strauss-Kahn dovrà contrarre un mutuo e farsi prestare 3 milioni dalla ex moglie Anne Sinclair per poter onorare il dovuto. La profezia di Ophelia
tranquillo, questo tipo è pieno di soldi, so quello che faccio
si è così avverata: l'umile cameriera ha trovato la sua gallina dalle uova d'oro e adesso potrà godere di un patrimonio che è enormemente superiore rispetto a quello di uno degli uomini più potenti del pianeta. Un esempio per tante potenziali eroine femministe, Femen comprese.