giovedì 10 marzo 2011

Le assassine ottengono sempre giustificazioni e comprensione, gli assassini solo pietre e galera

L'arresto in carcere per ben tre giorni è «una ferita che si poteva evitare»: così ha detto il sindaco di Ardea a proposito della pirata che ha falciato la piccola Pasma (leggi l'articolo) prima di fuggire e nascondere l'auto nel garage del fidanzato. «Pasma, scusami, sono angosciata. Non volevo ucciderti» sono le parole dell'omicida che naturalmente è stata liberata dopo aver dimostrato al giudice la sua condizione di donna sofferente (trucco che funziona sempre). Non altrettanto bene è andata a Cristian Alessandrini che, ricordiamolo, al contrario della Iacoangeli, si è fermato a prestare soccorso: il gip Mirko Margiocco, confermando per lui il carcere, lo ha definito una «mina vagante per la sicurezza della collettività, incapace di arginare le proprie pulsioni e i propri vizi». Per lui il reato contestato è quello di omicidio volontario. Linea dura quindi per il maschio: la femmina invece è sempre un angelo vittima delle colpe altrui. Secondo i compaesani dell'assassina infatti, la causa dell'incidente sarebbe stata l'insufficiente illuminazione del tratto di strada in cui è avvenuto l'incidente, e se la ragazza è fuggita ovviamente è solo perché ha avuto paura.

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