Cinque domande a Marina Terragni

Marina Terragni e Lorella Zanardo
Abbiamo preparato un set di domande da presentare alla giornalista del Corriere della Sera Marina Terragni
  • Perché le femministe svedesi, vedendo che le donne non riuscivano a penetrare a sufficienza nei consigli di amministrazione, hanno imposto nel 2003 le quote rosa (50% di rappresentanza per uomini e donne) salvo poi richiederne la rimozione in quei settori accademici, come Medicina, Psicologia o Veterinaria, in cui l'applicazione di questa misura comportava l'esclusione di studentesse e ricercatrici a vantaggio dei colleghi uomini (vedi)?
  • Perché quando un uomo guadagna più di una donna si parla di "cameratismo maschilista" mentre quando una donna guadagna più di un uomo si parla di "merito" (vedi)? Inoltre, perché continuate a mentire sostenendo che a parità di incarico una donna guadagna il 20-25% in meno, quando in realtà quella percentuale si riferisce solo al gap tra il salario della popolazione maschile rispetto a quella femminile e anzi in certi ambiti, come quello edile, è la donna a guadagnare di più?
  • Perché la società chiede di dare alle donne più posti di responsabilità nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni, mentre in ambito giudiziario sembra che le persone di sesso femminile non debbano mai rispondere delle proprie azioni (vedi ad esempio questo articolo o il blog Sessismo giudiziario)? Perché, nonostante questi dati dimostrino in maniera incontrovertibile che per le donne criminali viga un vero e proprio regime di impunità, in opposizione all'ipergiustizialismo che grava al contrario sugli uomini, vi ostinate a dire che le donne in carcere sono meno in quanto «complessivamente più oneste degli uomini» (frase di tale Gianfranco Pala, direttore del carcere Buoncammino di Cagliari)?
  • Perché le femministe, quando si tratta di agevolare la carriera delle donne, richiedono la presenza di asili nido nelle aziende dove poter lasciare i figli piccoli, mentre quando si parla di detenute madri pretendono al contrario che non vengano tenute in carcere in modo da consentire loro di stare vicino ai propri bambini (vedi)? Inoltre, non è un controsenso chiedere alle donne di delegare la cura dei figli ai mariti con lo scopo di favorire le loro ambizioni di successo personale e nel contempo rivendicare la maternità come prerogativa del sesso femminile nelle cause di separazione e divorzio, ove chi acquisisce l'affido della prole si prende anche la casa coniugale, i beni e l'assegno di mantenimento? Secondo i dati ISTAT, l'affido condiviso è applicato solo nel 28% dei casi, e nella quasi totalità con la formula dell'affido prevalente presso la madre alla quale viene riconosciuta la proprietà della casa coniugale; nel rimanente 72% dei casi, viene disposto l'affido esclusivo di nuovo per la quasi totalità presso la madre. Perché vi ostinate ad affermare che nella stragrande maggioranza dei casi viene riconosciuto il ruolo del padre, date queste statistiche?
  • Perché quando un tribunale condanna uno stupratore, le femministe applaudono mentre quando un magistrato decide per l'assoluzione o la scarcerazione, anche in situazioni in cui la versione della vittima è palesemente contraddittoria come nel caso Strauss-Kahn, si parla di "sentenza misogina" o di “complotto patriarcale”?

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