- una donna a fine giugno si presenta al comando dichiarando di essere stata picchiata e violentata da uno spacciatore napoletano 28enne
- il 30 giugno l'uomo viene arrestato e finisce in carcere sulla base del referto medico che certificava gli abusi
- i Carabinieri convocano di nuovo l'accusatrice e suo marito, un 23enne romano, insospettiti da alcune lacune nel racconto della presunta vittima
- dall'interrogatorio, gli uomini dell'Arma rilevano discrepanze tra la versione fornita dai coniugi e gli elementi di prova raccolti: messi alle strette, i due confessano la menzogna. La persona che è stata arrestata in realtà è innocente
- nonostante sia stata la donna a avanzare la denuncia, i nostri eroi della figa arrestano solo il marito con l'accusa di calunnia aggravata
- il napoletano viene liberato con tante scuse, mentre il compagno dell'accusatrice finisce a Regina Coeli
In questo caso, la ragazza ha probabilmente subito degli abusi: il fatto grave è che gli agenti, nel voler individuare a tutti i costi il colpevole, sono andati completamente alla cieca arrestando prima un uomo innocente, e poi un altro uomo con il pretesto della calunnia. Insomma, un'isterica caccia alla strega, o meglio allo stupratore. Che poi alla fine è quello che succede tutte le volte. Noi non neghiamo che esista il problema della violenza sulle donne (contrariamente a certi fanatici che invece negano tout court quello delle false accuse), ciò che chiediamo è che ci sia un minimo di razionalità almeno nei provvedimenti di polizia giudiziaria, perché francamente di processi sommari e di vaginate come questa, in cui la femmina non risponde mai delle proprie azioni, ci siamo stancati.
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